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Esperienze, Interviste

CLASSI 2.0 E “DIDATTICA ROVESCIATA”: A CHE PUNTO SIAMO?

aula“Classe rovesciata”, “flipped classroom”, didattica digitale, byod, tecnologia in classe. Sono solo alcune delle espressioni e delle pratiche che si stanno affermando in questi anni, in ritardo rispetto ai rispettivi Paesi di provenienza – Uk e Stati Uniti – e che vedono il connubio tra l’utilizzo delle nuove tecnologie e una didattica imperniata sul discente più che sul docente e sulle competenze piuttosto che sulle mere conoscenze trasmesse in maniera univoca. Questo blog e l’omologo gruppo Facebook “Insegnanti 2.0”, insieme ad altri luoghi di formazione virtuale come i social network dedicati alla didattica, rappresentano un luogo nel quale docenti di vario ordine e grado e varie discipline si scambiano materiali, esperienze, pratiche e consigli utili. Da questo discende non solo una conoscenza virtuale tra colleghi ma anche uno scambio virtuoso che sarebbe difficile effettuare nei luoghi fisici di incontro se non, com’è accaduto nei giorni scorsi, in convegni appositamente convocati. Approfittando di materiali postati gratuitamente dalla collega Vittoria Paradisi e dedicati alla presentazione di argomenti concernenti il secondo dopoguerra, le ho posto in maniera spontanea e non programmata alcune domande sulla sua esperienza didattica di “classe rovesciata” (applicata in una terza media). Su consiglio di un altro collega, Giuseppe Corsaro, ho poi accettato il suggerimento di stilare un’intervista più strutturata, aperta ad ulteriori domande ed altrettante aggiuntive risposte da parte dei lettori. Buona fruizione dunque!

1. Ciao Vittoria, come e quando è iniziata la tua esperienza di “flipped classroom” (“classe rovesciata”)? A quali classi l’hai applicata?
Ciao Giuseppe, io ho avviato l’esperienza della flipped classroom all’inizio di questo anno scolastico, dopo essermi documentata con il numeroso materiale trovato in rete, in particolare nelle pagine facebook “Insegnanti 2.0” e “La classe capovolta”, e dopo aver frequentato un corso online proprio su questo metodo. La sto applicando ad una classe 3^ e ad una 2^, in una scuola secondaria di primo grado, nelle materie che insegno, in particolare in grammatica, storia e geografia.

2. Di quali materiali hai avuto bisogno all’inizio (computer, tablet, connessione internet)? Ci sono stati problemi nello spiegare ai ragazzi il passaggio al nuovo metodo?
La scuola secondaria di primo grado del mio Istituto, l’I.C. “Leopardi” di Saltara (PU), si è “convertita” al digitale dall’a.s. 2012/2013: siamo partiti con una sola sezione digitale mentre da questo a.s. tutte le sezioni sono digitali. Noi applichiamo il BYOD (Bring your own device): i ragazzi portano a scuola il proprio device (preferibilmente tablet 11054762_809543079139146_1523765997_oAndroid), mentre la scuola garantisce la connessione wifi. Ogni classe è dotata di LIM e da quest’anno abbiamo anche un’aula 3.0, ovvero un’aula in cui i nuovi arredi favoriscono il lavoro collaborativo e l’apprendimento tra pari (vedi foto). Il passaggio al nuovo metodo è stato accolto con favore dai ragazzi: è stato necessario ovviamente “educarli” ovvero fornire loro tutte le indicazioni relative al nuovo metodo di lavoro. Adesso però sanno dove trovare le indicazioni per il lavoro da svolgere a casa, come lavorare in classe, quali strumenti utilizzare, dove salvare i lavori svolti, quindi si svolge tutto molto più agevolmente rispetto all’inizio.

3. Hai visto cambiamenti – nel medio e lungo periodo – tra la didattica meramente trasmissiva e quella “rovesciata”? I ragazzi riescono ad elaborare domande autonome sia di contenuto sia di metodo ispirati alla nuova didattica partecipata?
Avendo iniziato la sperimentazione del metodo da pochi mesi non è semplice fare un bilancio completo, anche perché, in base alle situazioni e alle esigenze, alterno alla flipped, la lezione partecipata, quella frontale, la discussione guidata, ecc. Sicuramente però i lavori prodotti dimostrano via via l’acquisizione di una maggiore autonomia e di una più sicura padronanza degli strumenti, insieme ad una migliore capacità di rielaborazione. Inoltre i lavori di gruppo, a mio avviso, potenziano le competenze sociali dei ragazzi.

4. Quali pensi siano i principali pregi della didattica con le tecnologie? E quali i principali “difetti”?
VittoriaParadisiCredo che le potenzialità siano enormi: in particolare un uso consapevole e mirato delle tecnologie può servire a formare cittadini competenti e autonomi, dotati di un forte senso critico e di grande capacità di affrontare un mondo sempre più complesso e i suoi numerosi cambiamenti. Al contrario, se utilizziamo la tecnologia per riproporre una didattica esclusivamente trasmissiva, non solo sprechiamo un’occasione ma precludiamo ai nostri ragazzi numerose possibilità per il futuro: i più fortunati di loro queste possibilità le avranno comunque…acquisendole però in un luogo diverso dalla scuola. Poiché ritengo che educare significhi assumersi una responsabilità nei confronti della società, dobbiamo riflettere su questo: stiamo formando dei soggetti attivi e capaci di dare un contributo positivo alla realtà, anche quella virtuale?

5. Quale pensi invece siano i principali vantaggi di una didattica “flipped” e quali i punti di forza, invece, della didattica tradizionale?
I principali punti di forza, a mio avviso, sono
– il fatto che a scuola i ragazzi non rimangono “passivi” davanti all’insegnante che spiega ma lavorano e, attraverso il confronto con i pari e il supporto del docente, incrementano o consolidano abilità e competenze: cosa che, svolgendo i compiti da soli a casa, forse non avverrebbe
– l’acquisizione di autonomia, sempre più rara non solo nei ragazzi ma anche negli adulti: organizzarsi nel guardare e 11023338_809543072472480_399067453_ostudiare il video a casa, posizionarsi in classe per lavorare, dividersi i ruoli, comprendere e seguire le indicazioni date dal docente per realizzare il lavoro, salvare quanto prodotto nella cartella dedicata, e tutta una serie di altre attività che richiedono un atteggiamento attivo e collaborativo da non sottovalutare.
Per quanto riguarda la didattica tradizionale sono dell’avviso che siano numerose le cose positive da salvaguardare, che ciascun docente dovrebbe saper scegliere e indicare ai suoi alunni: una su tutti è per me il valore dell’imparare a memoria, ovviamente non fine a sé stesso. Ad esempio io ritengo che alcune date vadano assolutamente imparate a memoria insieme al loro valore storico perché, con una connessione a disposizione, potrò sempre sapere in quale anno è caduto il muro di Berlino ma quella data e il suo significato hanno una portata storica che ognuno di noi dovrebbe conoscere per dirsi cittadino del ventunesimo secolo. E gli esempi di questo tipo sono innumerevoli.

6. E quali sono secondo te le nuove relazioni tra un testo classico, strutturato e lineare come un libro di testo, e la multimedialità-ipertesto-rete?
A mio avviso il testo classico deve ancora rimanere come riferimento per evitare di “perdersi” nel mare magnum che è la rete, almeno finché non impariamo – noi docenti per primi – a muoverci con sicurezza e disinvoltura nel mondo virtuale, che è sì ricchissimo di informazioni e stimoli ma anche dispersivo e fuorviante se non lo si usa con criterio. La possibilità di ampliare, arricchire o approfondire un argomento seguendo un percorso non lineare è affascinante e stimolante ma va sempre accompagnato dalla capacità di selezionare e giudicare il materiale al quale si approda. Se invece la scelta di un percorso non ortodosso e particolarmente originale è motivata e consapevole, ben venga!

7. Qual è secondo te il ruolo – sia organizzativo sia di garante dei contenuti – del docente in questa nuova prospettiva?
Da qualche parte ho letto una frase a mio avviso molto significativa: “Qualunque docente che può essere sostituito da una macchina…dovrebbe esserlo”. Condivido questa affermazione: se io come docente non sono un valore aggiunto rispetto alle informazioni che i miei alunni possono trovare su Internet, non sto svolgendo un ruolo educativo. Con la flipped o comunque con l’uso delle tecnologie il docente acquista un ruolo nuovo e forse molto più importante: non è più colui che fornisce informazioni ma quello che aiuta i suoi ragazzi a comprenderne il valore, non è più colui che “giudica” impartendo voti negativi o positivi ma colui che guida e aiuta tutti al raggiungimento degli obiettivi (che possono essere quelli minimi o quelli di eccellenza, comunque il massimo che ognuno può dare).

8. Hai trovato particolari resistenze nell’uso di questo nuovo metodo?
Io ho seguito un corso insieme a due mie colleghe di materie diverse dalla mia (matematica e tedesco) e abbiamo paradisitrovato che il metodo sia applicabile a diverse materie. Il mio stesso Dirigente auspica che altri colleghi sperimentino la flipped per creare una collaborazione fruttuosa e stimolante. Anche da parte di alunni e genitori ho avuto riscontri positivi. Certamente non tutti i colleghi sono disponibili ad abbracciare questo tipo di approccio che comporta, soprattutto all’inizio, un impegno non indifferente in termini di lavoro a casa e di capacità di mettersi in discussione.

9. In generale, che bilancio fai di questa esperienza? Che consigli dai ai colleghi che volessero adottare questo metodo? E ai progettisti del Ministero?
Ritengo il metodo valido e integrabile con altre metodologie. Ad altri colleghi che intendono sperimentare questo metodo consiglio di prendere spunto dalle numerose esperienze già in atto e di considerare il fatto che la pianificazione del lavoro deve essere accurata e coerente con gli obiettivi che si vogliono raggiungere e valutare. Io sono disponibilissima a scambiare materiale, idee e consigli con altri colleghi perché penso che il confronto sia indispensabile e utilissimo. Ai progettisti del Ministero consiglierei di investire sulla formazione dei docenti al fine di avere in tutte le scuole personale qualificato che possa essere punto di riferimento, esempio e “traino” per i colleghi più titubanti e meno propensi al cambiamento. Inoltre proporrei la mappatura e il riconoscimento di esperienze, come quelle della mia scuola, che sono nate e si sono sviluppate solo ed esclusivamente grazie all’impegno del personale docente, alla lungimiranza del Dirigente e al contributo determinante di genitori, alunni ed amministrazione locale.

Discussione

6 pensieri su “CLASSI 2.0 E “DIDATTICA ROVESCIATA”: A CHE PUNTO SIAMO?

  1. Io sto sperimentando questo metodo di insegnamento ed è veramente stupendo, a me piace tantissimo.

    Pubblicato da Sofia | 9 marzo 2015, 4:05 PM
  2. In particolare che benefici hai riscontrato?

    Pubblicato da Giuseppe Dibello | 9 marzo 2015, 9:07 PM

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