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Dalla rete, Esperienze, Testimonianze

Digitale in classe per aprirsi a infinite possibilità

Classi digitali: cosa sono e perché credo che siano ormai fondamentali? 

Parto dalla mia esperienza diretta.

Ho insegnato per 6 anni in classi “digitali”, da due anni sono tornata in classi “tradizionali”. 

Come mi sento? Mi sento come chi abbia vissuto per sei anni nel presente e da due anni si ritrovi catapultato nel passato, un viaggio indietro nel tempo che mi rende estremamente nostalgica ma anche determinata a spingere perché la scuola si metta al passo con i tempi e perché inizi a guidare e non più a subire gli epocali cambiamenti degli ultimi anni.

Ma che cosa mi manca così tanto? Che cosa c’è di “speciale” nelle classi digitali che non c’è in quelle tradizionali? 

Spesso me lo chiedono e oggi ho deciso di mettere nero su bianco tutto quello che mi viene in mente (e sicuramente sarà un elenco parziale). Se dovessi racchiudere tutto in una parola, direi “possibilità“.

Premetto che per classe digitale intendo una classe byod (dal famoso acronimo di “bring your ogni device”) in cui i ragazzi portano il proprio device da casa e la scuola garantisce la connessione wi-fi, nonché l’uso di un device di proprietà dell’istituto per chi non se lo può permettere. 

Questo tipo di organizzazione garantisce, ripeto, delle possibilità straordinarie. Vediamo quali.

Anzitutto la possibilità di accedere a quello che ormai è diventato praticamente il canale per eccellenza da cui attingiamo informazioni: se cerchiamo un ristorante, un articolo di cronaca, il significato di una parola sconosciuta, la traduzione di una frase in lingua straniera, le caratteristiche di un prodotto da acquistare, che cosa facciamo? Andiamo su internet! Vero è che alcune cose continuiamo a cercarle sui libri o sulle riviste cartacee o in altri modi ma sono davvero una parte molto esigua. Ciò non significa che i libri cartacei siano da buttare, tutt’altro! Ma perché in aula dovremmo avere accesso ad una sola o a poche fonti di informazione quando al di fuori dalle mura scolastiche con un click ci appaiono migliaia di opzioni? 

E qui arriviamo alla seconda possibilità: quella di insegnare ai ragazzi l’importanza e i metodi per selezionare le informazioni e per riconoscere quelle vere da quelle false e/o manipolate. A questo punto ci sarebbe da aprire un capitolo sulla preparazione dei docenti relativamente a tale problema: mi sembrerebbe abbastanza logico affermare che chi non comprende l’importanza di distinguere e verificare le informazioni e non è in possesso delle competenze necessarie per farlo non dovrebbe insegnare. Purtroppo non è così, e questo è sicuramente uno dei nodi che il nostro sistema educativo deve affrontare con urgenza. Anche perché una delle competenze chiave che la scuola è tenuta a far esercitare e a certificare è quella digitale (in cui rientra la selezione delle informazioni di cui parlavo sopra): le competenze, come sappiamo, sono trasversali e non appannaggio di una singola materia (per es. tecnologia, come ancora alcuni purtroppo credono) e le competenze si valutano in situazione.  Per questo è fondamentale che i ragazzi abbiano la possibilità di utilizzare i device a scuola: altrimenti, la nostra certificazione a fine ciclo non si basa su una valutazione autentica. Non va dimenticato oltretutto che nella competenza digitale rientra anche l’uso adeguato, misurato e finalizzato degli strumenti digitali, obiettivo che dobbiamo convintamente perseguire (anche noi adulti) e che il byod ci deve aiutare ad affrontare.

Il digitale poi ci offre anche l’opportunità di fare quello che oggi, nel mondo “reale”, è fondamentale: collaborare e comunicare. Gli strumenti sono centinaia ma il primo passo è dotare gli alunni di un indirizzo di posta elettronica per insegnare loro un concetto basilare: in rete non si agisce in modo anonimo, dobbiamo prenderci la responsabilità di ogni azione virtuale che compiamo. Quindi si può iniziare con la comunicazione via posta elettronica e con l’uso del cloud per la creazione, archiviazione e condivisione di materiali (non fate l’errore di pensare che i “nativi digitali” conoscano già questi strumenti, nella maggior parte dei casi sanno soltanto vagamente di che cosa si tratta!).

Sottolineo il concetto della collaborazione poiché credo sia l’aspetto più importante e interessante del digitale, in particolare 

  • creare file (documenti, presentazioni, fogli di lavoro, lavagne virtuali, immagini interattive, video, ecc) in modo collaborativo, quindi a più mani, in maniera sincrona o asincrona,  
  • poter intervenire sui documenti con “suggerimenti” o “commenti” 
  • predisporre cartelle condivise cosicché i materiali inseriti siano modificabili, commentabili o anche solo visualizzabili dagli altri.

Ritorno però anche sulla comunicazione: ogni nostra aula può ospitare virtualmente esperti, alunni di altre scuole, persone che possono essere un valore aggiunto rispetto a quanto studiato. Anni fa una ragazza italiana che lavorava in Olanda fu ospite, tramite collegamento Skype, nella classe in cui insegnavo geografia: i ragazzi ebbero così modo, attraverso domande poste direttamente, di apprendere nozioni e curiosità che nel libro di testo non c’erano e fu un’esperienza di apprendimento molto interessante anche per me. 

Tutto ciò, inutile sottolinearlo, permette anche di applicare in modo ampio e completo metodologie innovative basate sulla didattica attiva e collaborativa (dalla flipped al problem based learning, dagli Eas alla gamification, e così via)

Importante possibilità è inoltre quella di disporre di numerosi strumenti compensativi, dalla digitazione vocale alla lettura del testo, dai testi ad alta leggibilità alle mappe multimediali, e così via, ormai integrati anche nella versione digitale di quasi tutti i libri di testo.

A proposito di questi ultimi, potendo portare un device contenente almeno i libri più pesanti, si offre l’opportunità ai ragazzi di avere uno zaino decisamente più leggero

Un’altra possibilità affascinante è quella di creare divertimento e coinvolgimento emotivo. Chiaramente non sto affermando che senza il digitale questo non si possa realizzare, ci mancherebbe! Ma ci sono app e siti che permettono attività dinamiche e interattive, come giochi didattici, quiz, escape room, sondaggi, brainstorming, utili per aprire o chiudere una lezione, per realizzare verifiche formative, per ripassare o per fissare meglio alcuni concetti, sfruttando gli elementi della gamification che catturano l’attenzione dei ragazzi: 

  • una grafica accattivante, 
  • l’interattività che dona la sensazione di sentirsi protagonisti e quindi di intervenire in prima persona, decidendo, guidando e costruendo man mano il proprio percorso, 
  • il feedback in tempo reale e quindi il premio o la possibilità di riprovare se si è fallito, 
  • la strutturazione per livelli, 
  • la sorpresa nello scoprire le nuove prospettive e i nuovi scenari man mano che si avanza, 
  • gli elementi sfidanti che mettono in moto un meccanismo di ricerca di soluzione per poter procedere.

Ultimo elemento che mi viene in mente (per ora) è la possibilità di incentivare la creatività: obiettivo di ogni percorso educativo dovrebbe essere quello di portare i ragazzi a produrre, a lavorare, a risolvere problemi in modo autonomo. In classi tradizionali la produzione si limita al cartaceo o a dei manufatti, in classi digitali si può invece optare anche per presentazioni o mappe multimediali, video, audio, immagini interattive, bacheche virtuali, siti web, ecc.

È stupefacente la fantasia degli alunni quando sono lasciati liberi di sperimentare. Provare per credere! 

Concludo ribadendo che nelle classi digitali le possibilità sono ampissime ma rimangono possibilità: ogni docente, in base ai propri obiettivi, sceglie liberamente come e quando utilizzare gli strumenti più adatti,  come sempre accade, che siano analogici o digitali!

Vittoria Paradisi (www.vittoriaparadisi.it)

Informazioni su Vittoria Paradisi

Docente, formatrice, animatrice digitale

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