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Dalla rete

Il PC a scuola non aiuta? Capiamo perché

Oggi sia Internazionale che La Repubblica hanno ripreso un comunicato stampa dell’OCSE che presenta uno studio dal titolo “Students, Computers and Learning: Making The Connection”, nel quale si afferma che i Paesi che hanno investito pesantemente sulle ICT nell’educazione non hanno riscontrato importanti miglioramenti nelle performance degli studenti, se si comparano i risultati tra 2012 e 2009 dei test PISA in lettura, matematica e scienze.

OSCE_01Si tratta di una valutazione che però ha bisogno di un necessario approfondimento, per evitare di trarne tout-court affrettate negative considerazioni che portino l’opinione pubblica -e ancor più i detrattori più agguerriti- ad affermare che le ICT a scuola non servano.

Sempre l’OCSE, tramite le parole di Schleicher, afferma infatti che “La tecnologia è l’unico modo per aumentare l’accesso alla conoscenza. Per mantenere le promesse insite nell’uso delle ICT, i Paesi devono investire in modo più efficace e garantire che gli insegnanti siano in prima linea nella progettazione e realizzazione di questo cambiamento”.

Mi sono preso dunque la briga di guardare la presentazione di Schleicher che illustra il rapporto OSCE. Svariate sono state le interessanti considerazioni che mi ha suscitato, e che provo a riassumere di seguito. Ribadisco che l’analisi è basata sul confronto dei test OCSE-PISA nel periodo tra 2009 e 2012.

L’accesso alle ICT degli studenti

L’accesso domestico ai computer per gli studenti è sostanzialmente migliorato, soprattutto nei paesi meno sviluppati. In Italia quasi ogni studente ne ha uno a casa, mentre circa il 30% addirittura 3 o più (slide 27).

L’accesso a internet a casa rapportato allo status socio-economico degli studenti mette ancora in evidenza un divario molto ampio, sempre nei paesi meno sviluppati, ma l’Italia si piazza ben al di sopra della media OCSE, con l’accesso a internet per più del 90% degli studenti (slide 29).

Un dato interessante è costituito dall’esposizione precoce all’uso delle ICT (computer nello specifico) dei bambini sotto i 6 anni. Nei paesi del nord Europa sono circa il 50%, mentre in Italia circa il 30% (slide 30). Un trend che si conferma a livello mondiale, con pochissime eccezioni, è una maggiore esposizione dei maschi rispetto alle femmine (slide 31).

L’uso delle ICT nelle scuole italiane

Nelle scuole italiane è disponibile mediamente 1 computer ogni 4 studenti (slide 37), ma sebbene appena sotto la media OCSE, è un dato che ci accomuna a Germania e Giappone.

Solo due studenti italiani su tre (66,8%) ha riferito che usa il computer a scuola, 3 punti percentuali in più rispetto al 2009. Ma gli insegnanti di matematica in Italia usano le ICT più di quanto non facciano i colleghi di altri paesi. Circa il 40% degli studenti italiani riferiscono che effettivamente utilizzano il computer durante le lezioni di matematica, contro una media del 31,6% degli studenti tra i paesi OCSE.

Rimane comunque il fatto – messo in evidenza dalla stampa italiana – che in generale i Paesi che hanno investito maggiormente nelle ICT per l’istruzione hanno riscontrato miglioramenti poco apprezzabili degli studenti nella lettura, nella matematica o nelle scienze negli ultimi dieci anni.

Come mai non sembrano efficaci?

C’è una importantissima considerazione sulla quale è necessario soffermarsi per comprendere appieno gli scarsi risultati dell’impiego delle ICT nelle scuole a livello OCSE. Il rapporto basa le proprie considerazioni sulla “lettura digitale”. Infatti la ricerca e la comprensione delle informazioni sul web presuppone un approccio metodologico radicalmente differente da quello classico della lettura e comprensione di testi cartacei.

Il test di “lettura digitale” OCSE consta essenzialmente nella navigazione di un sito web per cercare informazioni e rispondere ad una domanda specifica. Per avere un’idea guardate la GIF qui sotto.

PISA_Test

La performance media degli studenti italiani nel test di lettura digitale (504 punti sulla scala di lettura PISA) è vicina alla media OCSE. Gli studenti in Italia tendono a rendere meglio proprio nella lettura digitale rispetto agli studenti di altri paesi che hanno prestazioni simili nella lettura tradizionale. Le prestazioni degli studenti italiani in lettura digitale posso essere dovute a una loro spiccata motivazione a cercare di risolvere le attività online.

Inoltre, rispetto agli studenti di altri paesi, risultano pochissimi gli studenti italiani che navigano sul web per trovare le informazioni necessarie a risolvere i compiti di valutazione, ovvero barano poco, chi l’avrebbe mai detto? Tuttavia, gli studenti tendono a perdersi molto di più nella navigazione web rispetto alla media dei paesi OCSE. Probabilmente, più che non barare, non sanno dove cercare.

Ora le dolenti note. Gli studenti italiani che hanno dichiarato di usare Internet per i compiti scolastici non ottengono risultati migliori nel test di lettura digitale PISA rispetto agli studenti che non lo fanno mai. Questo suggerisce che quando questi studenti usano Internet lo fanno senza pianificare il lavoro per eseguire una ricerca in maniera efficace, non sanno valutare l’utilità delle informazioni reperite, e ancor peggio non sanno valutare l’affidabilità delle fonti. Il problema è che questi studenti sembrano ricevere poco aiuto dalla scuola proprio per lo sviluppo di queste competenze sempre più importanti. Competenze digitali, appunto. Ed è questo il problema principale.

Indipendentemente dallo stato socio-economico, gli studenti in Italia trascorrono in media circa 1,5 ore online durante il fine settimana, meno rispetto alla media OCSE. Insomma, escono molto di più dei loro coetanei a livello mondiale. Gli studenti più avvantaggiati però hanno significativamente più probabilità rispetto agli studenti svantaggiati di utilizzare il loro tempo libero online per cercare informazioni, leggere notizie, scrivere e-mail, piuttosto che utilizzare internet principalmente per giocare online o per chiacchierare.

Secondo il rapporto OCSE è indubbio che, negli ultimi 10 anni, mediamente nei Paesi che hanno investito molto nelle ICT per l’istruzione non c’è stato alcun miglioramento apprezzabile nei risultati degli studenti riguardo la lettura, la matematica o le scienze.

Nel 2012, nella maggior parte dei paesi, gli studenti che utilizzano il computer moderatamente a scuola hanno avuto risultati di apprendimento leggermente migliori rispetto agli studenti che lo hanno usato di rado.

Ma il dato davvero sorprendente è che gli studenti che hanno utilizzato i computer in maniera massiccia a scuola ha fatto molto peggio rispetto agli altri, anche considerando lo status socio-economico. La figura qui sotto mette molto bene in evidenza questo trend.

OSCE_02

Conclusioni

Il Paese più performante nella valutazione PISA 2012 in lettura digitale è stato Singapore, seguito da Corea, Hong Kong, Cina, Giappone, Canada e Shanghai. Gli studenti in Australia, Canada, Irlanda, Corea, Singapore e Stati Uniti hanno mostrato le capacità di navigazione web più avanzate rispetto ai loro coetanei nel mondo. Nel test di lettura digitale hanno saputo selezionare attentamente i link trovati prima di fare clic su di essi, e hanno letto quelli rilevanti per tutto il tempo necessario per rispondere correttamente alla domanda. Per utilizzare e comprendere le fonti di informazione online, gli studenti hanno bisogno di sviluppare le competenze di navigazione web -e magari di Cittadinanza Digitale– in aggiunta alle capacità di lettura necessarie per i testi tradizionali stampati.

Nella maggior parte dei Paesi, le differenze tra gli studenti più avvantaggiati e quelli svantaggiati nell’accesso a computer e Internet a casa si sono ridotte tra il 2009 e il 2012. Inoltre in quasi tutti i paesi OCSE, nel 2012 i due gruppi di studenti hanno trascorso lo stesso tempo online fuori da scuola. Ma il divario socio-economico tradizionale persiste guardando a come gli studenti usano il loro tempo online, e continua ad avere un forte impatto sulla performance in lettura. Infatti, in tutti i paesi, gli studenti più avvantaggiati sono significativamente più propensi a usare il proprio tempo online per leggere notizie o ottenere informazioni pratiche.

Appare chiaro che per beneficiare al meglio delle informazioni online nel campo dell’educazione, la salute o i servizi finanziari e migliorare la propria situazione personale, possedere sufficienti competenze di base nella lettura è forse più importante che avere facile accesso a Internet.

La possibilità per gli studenti di usare computer a scuola varia in modo significativo da un paese all’altro ma anche tra gli stessi istituti. Ma mentre l’effettiva disponibilità di dispositivi e di una connessione Internet a scuola spiega gran parte di questa variabilità, la predisposizione degli insegnanti a integrare la tecnologia nella didattica dipende anche da altri fattori, ad esempio l’accessibilità dei dispositivi in ogni classe o solamente in aule dedicate, se la scuola ha un curriculum consolidato sulle competenze digitali, e se gli insegnanti hanno imparato come utilizzare questi dispositivi per migliorare l’apprendimento degli studenti.

Rimane il fatto che tra tutti gli insegnanti, quelli più inclini a utilizzare le ICT e meglio preparati sulle metodologie didattiche innovative come il lavoro di gruppo, l’apprendimento individualizzato e il project work sono più propensi a utilizzare le risorse digitali.

Informazioni su Pietro Blu Giandonato

Sono geologo, la mia attività principale è quella di insegnante di ruolo di scienze alle scuole superiori. Da quasi 20 anni mi occupo anche di GIS e geomatica. Altra mia passione è la tecnologia, soprattutto quando aiuta a vivere e lavorare meglio.

Discussione

3 pensieri su “Il PC a scuola non aiuta? Capiamo perché

  1. Ritengo anch’io che sia necessario riflettere su quei dati e sono d’accordo con l’analisi svolta.
    Premesso che sarebbe assolutamente idiota non sfruttare le potenzialità offerte dalle “nuove” tecnologie, quel che è importante comprendere è questo: ci sono i detrattori agguerriti (che sono un bene perché ci aiutano a riflettere e a rilevare le criticità) ma, purtroppo, ci sono gli entusiasti ad ogni costo.
    Quando ho cominciato ad insegnare mi parve di essere tornato indietro di decenni… usavano solo penna e carta, non avevano un sito web, non sapevano che cosa fosse un sito web e anche accendere un computer rappresentava una difficoltà.
    Ora, ammettiamolo, il ricorso alle ict sta diventando una comoda moda e con poche ore di corso, semmai condotto da qualche incompetente salterellante, il docente “impara la LIM”, si appaga di questo e pensa di essere parte di un meraviglioso processo di innovazione didattica.
    “Sta cippa” ci fanno notare.
    Dobbiamo arrivare alla consapevolezza che il ricorso al digitale, anche se permette quasi sempre un agevole “effetto wow”, non basta a garantire l’efficacia dell’azione didattica. Dobbiamo accettare che l’invenzione più importante, tra quelle che abbiamo a disposizione, è la scrittura.

    Pubblicato da sm | 10 ottobre 2015, 11:28 am

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